martedì 13 dicembre 2011

Tango. Storie d’amore e di avventura a Buenos Aires, di Carlo Rossella

Carlo Rossella, giornalista, scrittore, direttore di giornali e testate televisive, noto dirigente d'azienda, racconta la sua personale esperienza del tango e dell’Argentina in un volume di 24 racconti brevi dal significativo sottotitolo: “Storie d’amore e di avventura a Buenos Aires”.
Sono in realtà dei quadri, dei piccoli studi d’atmosfera, brevi frammenti narrativi che talvolta arrivano a conclusione nel giro di una pagina e mezza o poco più. Nella loro concisione paiono sicuramente interessanti per lo sforzo di asciugare all'estremo la scrittura, togliendone tutto il superfluo e l’inessenziale. Una possibile suggestione è data anche dal grande contrasto fra il pathos di situazioni anche drammatiche, che sono appunto tipicamente “da tango”, e il minimalismo con cui esse sono presentate al lettore: non solo la stringatezza estrema del racconto, ma anche il totale distacco del narratore che impiega una scrittura asciutta, povera di metafore ed immagini, con una misurata aggettivazione. Chi legge viene quindi chiamato a lasciarsi dire qualcosa dal testo, ovvero a completare l’inespresso e il non detto con un processo mentale autonomo. Che accadrà ora? Perché lui o lei hanno deciso di agire così? Cosa non ci viene raccontato? Che significato ha questo o quel dettaglio?
Il modello, non dichiarato espressamente ma riconoscibile, parrebbe una certa atmosfera alla Borgés, quel senso di surreale e di assurdo che infiltra silenziosamente la quotidianità. Nonostante l’indiscutibile talento di osservatore, l’esito rimane diseguale. A volte  risultato è assai convincente, altrove prevale la sensazione è di un certo intellettualismo, spesso algido e cerebrale, evidente quando si prova a condensare la struttura narrativa ai minimi termini:

Un uomo ricco vive con una donna attraente, la  quale balla il tango da sola poiché egli non ne è capace. Rimasto a casa, sperimenta la gelosia, finché lei rincasa tardi con addosso un percepibile profumo maschile. Dopo che lui glielo ha fatto notare, la donna prepara la valigia in silenzio e sparisce nella notte. Lui rimane a guardare il cielo.(Un addio sotto stelle cadenti, pp. 49-51)
L’intenzione è senza dubbio quella di rappresentare assieme al tango tutto l’universo umano e sociale dell’Argentina contemporanea. Alcuni racconti sono indubbiamente riusciti, mentre in altri la musica, la danza ed i testi sono un filo conduttore piuttosto evanescente, talvolta una semplice allusione, un ammiccamento al lettore. La stessa Buenos Aires arriva qua e là in modo ovattato, come semplice sfondo di una vicenda che potrebbe essere ambientata ovunque senza perdere il suo significato. La sensazione è che l’ambiente del tango sia un facile humus su cui far crescere delle trame e coltivare delle storie, ma raccontare il tango sia molto più difficile.
Il testo vorrebbe essere anche una testimonianza di prima mano su due complessi momenti storici, la dittatura prima e la crisi economica poi, ma il risultato non riesce a suscitare il coinvolgimento del lettore. Salvo qualche elemento di crudo realismo, la guerra delle Falkland e gli orrori della repressione arrivano perlopiù in modo attenuato: titoli di giornale, notiziari alla radio, allusioni di poche righe, mentre non sempre si trova una denuncia esplicita. I vertici militari sono infatti colti in situazioni che tendono a presentarli in modo piuttosto neutro: attempati guardoni che spiano i camerini delle boutiques femminili, frequentatori di fattucchiere, uomini impacciati alle prese con le mille difficoltà di una tresca, spesso raffigurati in situazioni boccaccesche.
L’autore non tace i momenti più critici della congiuntura, l’inflazione galoppante o il dollaro alle stelle, ma lo fa in modo piuttosto etereo, come se fossero questioni astratte e non drammi che incidono sulla sostanza reale della vita. Ci sono, è vero, delle eccezioni, ma lo sguardo indugia perlopiù su un universo di privilegiati, gente che veste Armani e Chanel, quarantenni che hanno ereditato una banca (sì, un istituto di credito, non un mio errore di battitura per natante), ambasciatori che vengono svegliati premurosamente dal maggiordomo, persone in genere troppo ricche per dover lavorare che ciondolano annoiate da un club esclusivo all’altro con un aria di inconcludenza e superficialità. C’è una strana e disarmante sensazione nel vedere come il tango (che è stato soprattutto voce degli ultimi, espressione di nostalgia, sradicamento, rimpianti, difficoltà, manifestazione anche disperata di dolore esistenziale e di felicità impossibili), venga usato come l’abbellimento un po’ convenzionale di ambienti e situazioni che non parrebbero aver alcun bisogno di qualcuno che le celebrasse.
Il libro, dedicato a Giuliano Ferrara, è legato ad una particolare esperienza professionale dell’autore. Come Rossella stesso spiega in premessa, Tango nasce proprio dai lunghi mesi passati in un hotel di Buenos Aires nel 1982: poiché le notizie scarseggiavano, il soggiorno si svolge “in modo affatto spiacevole”, fra “buone letture, incontri, feste, tertulias con artisti e intellettuali, confabulazioni con oppositori al regime, opere al Colón e tanghi”, il che, tradotto in modo smaliziato, significa all’incirca fare il turista con i soldi altrui. Il testo è stato poi rielaborato fra Saint-Tropez e una crociera nelle isole greche “a bordo del favoloso Altair”, ospite dei Della Valle.
Speriamo che non si sia stancato troppo.

Cosa è piaciuto
  • La copertina (il che è tutto dire).

Cosa non è piaciuto
  • Atmosfere troppo cerebrali e distaccate;
  • Celebrazione di persone e situazioni che non meriterebbero di essere incensate.
Il giudizio in una riga: Fosse stato scritto da un italiano qualunque, su un gommone a Fregene, l’avrebbe pubblicato Mondadori?

La frase da ricordare: Ricordare?

Scheda: Tango : storie di passione e di avventura a Buenos Aires / Carlo Rossella - Milano : Mondadori, 2005 - 83 p. ; 20 cm. - ISBN 88-04-54393-0  Euro 9.00




  

1 commento:

  1. ignoravo che giuliano ferrara avesse amici buenos aires inhabitants just like arlequininas !..buono ilcommento del uomo qualunque sul gommone qualunque a fregene!!! mai illudersi che se si vedono stelle cadenti esse siano portatrici di incontri baciati dalla bendata dea.felice s lucia!

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